Il 20 dicembre si è svolto il 4° incontro del Gruppo di Lavoro Formazione sulla valorizzazione della via Francigena e del paesaggio dell’Appennino. Siamo partiti per sollecitazione del sindaco Lucchi di Berceto, particolarmente interessato alle trasformazioni che negli ultimi anni coinvolgono i comuni del nostro Appennino.
Oltre agli iscritti, abbiamo invitato ad offrire la loro testimonianza e collaborazione persone davvero diverse per cultura, professione, esperienze di vita e siamo stati travolti da un entusiasmo e da una partecipazione davvero inaspettati.
C’erano giovani architetti, alcuni residenti a Berceto; c’era una “camminatrice” che ha fatto sia Santiago che la Via Francigena e che ci ha spiegato le differenze tra i due percorsi in termini di integrazione nel paesaggio e di relazioni umane. Abbiamo compreso che la Via Francigena e il suo contesto offrono un tipo di accoglienza meno organizzata e che davvero c’è margine di crescita sotto molti aspetti.
C’erano un’antropologa e il suo compagno, montatore cinematografico, i quali dopo aver vissuto in città diverse sono tornati a Berceto. Tra gli ideatori dello Squinterno Festival e del Piccolo Festival di Antropologia della Montagna, si definiscono “montanari per scelta”, alla riscoperta di una qualità di vita perduta.
C’erano i colleghi dell’università, uno stu dente con una tesi di laurea sui villaggi dell’Appennino e un architetto che collabora con il Comune. Insomma, passando dalle testimonianze dirette agli studi, dal punto di vista relazionale a quello paesaggistico, dalla sociologia al turismo, abbiamo fatto tutti insieme un primo affascinante viaggio lungo la Via Francigena.
Ora la difficoltà è capire come costruire un progetto interpretando i messaggi di un luogo che sta cambiando la sua pelle. Come far fronte allo spopolamento da un lato e dall’altro come supportare nuove forme insediative? Perché alcuni giovani scelgono di andarci a vivere nonostante siano luoghi poco serviti, mentre quelli che ci sono nati scappano perché non ce la fanno a sostenere il pendolarismo?
Qui l’Ordine esce dal suo territorio intellettuale e professionale. Storicamente la nostra professione non si occupava dei processi, ma oggi stiamo sempre più diventando soggetti che gestiscono la trasformazione e lo fanno in forma partecipata, instaurando collaborazioni anche con chi ha linguaggi profondamente diversi dai nostri. Con il WoPa lo abbiamo fatto a una scala urbana, ora ci vogliamo cimentare con una scala territoriale, molto più ampia.
Avremo bisogno dell’aiuto di tutti.
Prossimo incontro? Si spera proprio camminando sulla via Francigena…
Cecilia Merighi e Monica Pisanu
Foto di Patrizia Dall’Argine