Rileggo in questi giorni alcuni dati tratti dall’Agenda per la Semplificazione 2018-2020 e che mi portano ad alcune riflessioni.
L’Agenda mette in risalto, attraverso il Doing Business della Banca Mondiale – indice che misura le economie dei vari paesi in base alla “facilità di fare impresa”-, la situazione del paese Italia.
Nell’analisi svolta su 190 paesi, l’Italia è collocata nella graduatoria generale al 46° posto, preceduta da Kazakihstan, Slovenia, Bielorussia, Slovacchia, Kosovo, Ruanda, Montenegro, Serbia, Moldova e Romania.
Nel settore edilizia, dove questa capacità viene misurata attraverso l’efficienza dei processi burocratici relativi alle autorizzazioni per costruire, la situazione peggiora ulteriormente e l’Italia precipita al 96° posto, dopo Bahamas, Messico, Panama, Armenia, Ungheria, Slovacchia, Figi, Iraq, Sud Africa e Tunisia.
Da quanto emerso le ragioni sono da rintracciare in tempi lunghi e costi burocratici per il rilascio dei titoli abilitativi, numero eccessivo di amministrazioni a cui rivolgersi e incertezza sugli adempimenti.
Specificando che per costi burocratici si intendono i tempi e costi impiegati per raccogliere la documentazione, presentare domande, relazioni ecc., l’Agenda cita testualmente:
“Il dipartimento della Funzione Pubblica ha stimato i costi burocratici in edilizia pari a 4,4 miliardi di euro all’anno e un tempo medio di rilascio del permesso di costruire di 175 giorni.”
Le azioni che l’Agenda aveva individuato per migliorare la situazione sono state in gran parte affrontate:
- Modelli unici semplificati e istruzioni standardizzate
- Operatività dello sportello unico per l’edilizia, per ridurre i tempi e gli adempimenti
- Semplificazione dell’autorizzazione paesaggistica, per gli interventi di lieve entità
- Verifica delle misure già adottate in edilizia e semplificazione delle procedure preliminari
- Pianificazione procedure edilizie on line.
Ad oggi, quando è in corso un tavolo di lavoro a livello governativo sulla semplificazione (al quale partecipa il CNAPPC affiancato dal G.O. di cui fa parte il nostro Ordine, che sta elaborando proposte per la riscrittura del TUC di cui al DPR 380/01 e modifiche al DM 1444/68), quali sono i risultati?
Purtroppo solo il riscontro di preoccupanti fasi di inadeguatezza gestionale, da parte degli uffici delle amministrazioni pubbliche. Ancor più in E-R che paradossalmente è tra le regioni che hanno dato avvio da tempo all’innovazione auspicata.
Mancano risorse e volontà politica per riassegnare a questi uffici capacità organizzativa e competenze adeguate. Ma, ahimè, la politica già da tempo ritiene che l’attività edilizia non sia più un settore che porta consenso sociale.
Daniele Pezzali