Cari colleghi,
voglio iniziare questo messaggio esprimendo la vicinanza mia e del Consiglio a tutti coloro che, dalla vicenda sanitaria in corso, sono stati colpiti a livello personale. Le vite di ognuno sono state sconvolte professionalmente, ma la perdita di familiari e amici in circostanze di emergenza sanitaria è un evento a cui nessuno di noi era preparato.
Da quando abbiamo avviato le procedure per fronteggiare l’emergenza Covid-19 si sono susseguite per tutti giornate frenetiche, in cui le energie del Consiglio di questo Ordine (ma in generale di molti altri) sono state spese per rintracciare tutte le comunicazioni governative, regionali o emanate dal CNAPPC e dagli altri istituti che supportano la nostra professione. Comprenderle, fornendo così indicazioni il più possibile efficaci per gli iscritti, era di primaria importanza per evitare rischi per la salute, nell’ambito professionale e ancor di più nell’ambiente dei cantieri. E così abbiamo fatto e stiamo continuando a fare.
Con il DPCM del 22 marzo sono state definite le categorie Ateco a cui è stato consentito proseguire la propria attività, tra cui anche le tipologie di cantieri, ma vale la pena non dimenticare che tra questi sono ammessi solo quelli legati e riferiti ad attività essenziali, il che riduce moltissimo il numero dei cantieri da ritenersi giustificati.
Un grande lavoro di coordinamento ha preso avvio fin dai primi giorni sul tema della Formazione nell’ambito della Federazione Ordini dell’Emilia-Romagna, che ha trovato tutti d’accordo sull’esigenza di fornire corsi il più possibile aperti e gratuiti, in modalità streaming o FAD. La nostra professione, costretta a interrompersi per urgenti disposizioni governative, quand’anche trasformata, non si fermerà nel lungo periodo e la necessità di arricchire il nostro patrimonio di competenze non verrà mai meno, a maggior ragione in un momento in cui tutti stiamo sperimentando una modalità di svolgimento che non ha precedenti.
Al momento posso presumere che, nonostante ci sia concesso di rimanere aperti, l’attività degli studi di architettura sia ferma al 95%, con notevoli prevedibili ripercussioni sui mesi a venire. A questa situazione è venuta incontro Inarcassa che con tempestività ha destinato 100 milioni di euro per i liberi professionisti architetti e ingegneri, una decisione che si aggiunge a una serie di rateazioni e rinvii dei pagamenti e sospensioni di accertamenti.
Insieme agli Ordini e alle Federazioni, il CNAPPC ha lavorato con il CUP, la Rete della Professioni Tecniche, il Consiglio Nazionale del Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili e il Consiglio Nazionale Forense per sollecitare da parte del Governo un’attenzione che era mancata finora. Ciò ha portato, come avete letto nell’ultimo Decreto Catalfo, a ottenere un sostegno al reddito, in una certa misura, anche per i professionisti della nostra categoria. Un provvedimento che dà un minimo di “ossigeno” alla nostra attività, riconoscendo le difficoltà che ci troviamo e ci troveremo ad affrontare. Tuttavia, resta l’amaro in bocca per la scarsa considerazione generale avuta fin dall’inizio dallo Stato verso il nostro settore. La chiusura immediata di tutti i cantieri non indispensabili avrebbe dovuto essere tra le prime disposizioni emanate, perché è evidente l’altissimo rischio di contagio in loco.
È importante quindi che dai diversi confronti tra il CNAPPC e i rappresentanti dei professionisti di tutta Italia (una categoria, composta da ben 2,3 milioni di persone) nascano non soltanto proposte di intervento che guardano al contingente (il mese di marzo, il mese di aprile…), ma che abbiano una prospettiva più lontana, che cioè coinvolgano strutturalmente il futuro della nostra professione.
Daniele Pezzali, Presidente