Ho avuto la fortuna di ascoltare Aimaro Isola alla Conferenza Nazionale degli Ordini, Torino e Ivrea, 14 – 15 dicembre 2018. Questo grande vecchio saggio ha ripercorso avanti e indietro la nostra storia, da Leon Battista Alberti alla filosofia greca e latina, dall’Illuminismo alla Modernità, alla ricerca di una possibile, o impossibile, felicità nell’architettura.
Alla straordinaria età di 90 anni mi ha veramente colpito la naturalezza, la pacatezza e l’eleganza con cui si è espresso, e davvero la capacità di mantenerci attenti, per non perderci neanche una sua parola. Alla fine ci siamo sentiti, credo, tutti un po’ suoi figli.
Ha esposto una profonda riflessione su cosa è diventata l’immagine oggi. Alla spettacolarizzazione molto spesso immotivata, ha contrapposto i suoi magnifici disegni di paesaggi, gli acquerelli.
Quindi ci ha incantato con la storia di quando gli fu commissionato il progetto di Talponia. Non sapevo che all’epoca gli fosse stato chiesto di progettare un grattacielo. L’idea dei committenti era che i dipendenti, fieri di essere all’Olivetti, si sarebbero svegliati al mattino guardando per prima cosa quel faro di modernità. A lui e al socio Gabetti tutto questo sembrò assurdo e decisero di proporre invece un grattacielo “coricato”, completamente disteso e parzialmente interrato.
Al termine della presentazione, racconta ancora Isola, calò un silenzio assoluto per 30 secondi.
…
Quindi resta anche lui in silenzio con noi per 30 secondi.
…
“Un silenzio come questo!”
dice alla fine.
Tutti gli architetti presenti sono esplosi in una risata liberatoria e io con loro. Isola racconta che poi iniziò ad avvertire i primi bisbigli equalcuno esordì:
“Vebbé proviamo in questo modo…”
Così è sorta Talponia….attimi di assoluta commozione.
Daniele Pezzali, 20 dicembre 2018