Cari Colleghi,
si è concluso sabato l’VIII Congresso Nazionale, tenutosi a Roma nei giorni 5-6-7 luglio.
Da dieci anni e più, esattamente dalla chiusura del Congresso di Palermo, noi architetti italiani non ci riunivamo. Ci siamo trovati in 3.000, con una partecipazione veramente straordinaria che non ha precedenti.
La ragione di questa mobilitazione è stata certo la comune convinzione che sia indispensabile “fare qualcosa”, di fronte ad una crisi della professione, delle città, della società, di fronte alla quale il singolo si sente impotente.
Indubbiamente gli architetti italiani hanno risposto al vero e proprio appello lanciato dai nostri organismi di rappresentanza nazionale. L’Ordine di Parma ha partecipato con la propria delegazione a tutte le tre giornate di lavoro, presenti i consiglieri e diversi altri architetti nostri iscritti.
Ma ancora maggiore rispetto alle giornate congressuali è stato l’impegno dei consiglieri profuso in innumerevoli riunioni ed incontri, per focalizzare i temi di maggiore criticità, emersi in una lunga fase preparatoria che ci ha impegnati in pratica per tutto il 2018 e ha ricompreso l’evento del Congresso regionale tenutosi a Bologna il 23 marzo 2018 culminato con l’elaborazione, da parte della Federazione OAER, del documento di programma “Quale architetto per la città del futuro”.
È indubbio che in sede di Congresso, svoltosi per intero in assemblea plenaria, il Presidente Cappochin abbia raccolto uno straordinario consenso, manifestatosi in forma quasi unanime fin dall’esposizione della relazione programmatica nella giornata di apertura.
Molti e diversi sono stati gli argomenti trattati, ma fra i tanti è emerso senza alcun dubbio il tema delle città, epicentro di una crisi sociale che attraversa il nostro paese e non solo, e di fronte alla quale l’architetto emerge come la figura professionale principale in grado di operare, ovviamente in un quadro di azione collettiva, per la rinascita e riqualificazione tecnico-sociale del Paese che abitiamo.
Architetto quindi come figura che svolge un ruolo professionale pubblico e di utilità sociale. Questa è stata la bandiera sventolata al Congresso, che ha lasciato provvisoriamente in secondo piano molti aspetti sui quali – indubbiamente – vi è forte sensibilità da parte degli iscritti.
Nel sito del Congresso i colleghi troveranno materiali utili ed i testi e/o le slides dei principali interventi.
Non posso né d’altra parte voglio dare qui un riassunto o una interpretazione di quanto emerso nelle tre giornate di lavori. Mi pare però indispensabile esporre alcune considerazioni chiave, quasi doverose a fronte della partecipazione così numerosa.
- Il Congresso è stato concepito come una manifestazione di forza collettiva, rivolta alla “politica”, ovvero a coloro che guidano ed indirizzano le scelte che governano l’evoluzione della nostra società. Certo le giornate di Roma sono state solo un primo passo, ma è stata fortissima la sensazione che la politica fosse assente, o comunque poco rappresentata. Di fronte a questa drammatica mancanza di attenzione ai temi cruciali trattati, non possiamo che chiedere al Presidente ed al Consiglio Nazionale di avviare al più presto il confronto con istituzioni e Governo per perseguire gli obiettivi enunciati.
- Non crediamo, almeno personalmente, di avere visto in precedenza tanto consenso intorno all’azione del Presidente Nazionale e del suo Consiglio. Tuttavia, non è passata inosservata la sostanziale impossibilità – per i delegati che hanno profuso tempo, impegno, attenzione – di interloquire con l’Assemblea, in termini negativi o positivi che fossero. Il Congresso, forse proprio perché così a lungo preparato, si è sviluppato piuttosto come un lungo convegno in cui ogni atto era praticamente già scritto.
- Un Congresso Nazionale è prima di tutto una straordinaria occasione di incontro e confronto tra colleghi. Probabilmente per molti è stata un’opportunità unica nella vita professionale. Eppure il programma si è sviluppato solo in eventi (senz’altro meritevoli del massimo interesse) svoltisi in assemblea plenaria, con gli attori sul palco e gli spettatori in platea. Peccato: sarebbe stato bello avere qualche spazio per incontri tematici, per un confronto tra architetti …
- Il Congresso è stata un’occasione per sentire o risentire qualche voce straordinaria. Precisa e perentoria la relazione di Hans Kollhoff per i risvolti trattati in relazione alle qualità attesa della società contemporanea. Hanno fatto sognare gli interventi di Paolo Baratta e Vittorino Andreoli per poetica e incitamento verso l’assoluta necessità di ricercare la qualità. Credo che ciascuno di noi, purtroppo spesso perduti nella quotidianità fatta di oramai insopportabili adempimenti, abbia ritrovato nelle parole di questi grandi la possibilità di volare. Poi tanti altri, tutti davvero interessanti e capaci.
- Il lavoro: sì, siamo architetti e nella nostra professione siamo in grado di fare e dare tanto, ma questa è e rimarrà solo un’illusione se non c’è lavoro, se non è pagato, se la società non ricerca la qualità come mezzo per migliorare il proprio futuro, se non riusciamo a comunicare che l’opera dell’architetto può farci vivere bene nelle nostre città, farci vivere meglio nel nostro Paese.
Caro Presidente, forza quindi perché hai una battaglia straordinariamente impegnativa da portare avanti.
Mi stacco prendendo spunto dai temi del Congresso. Per il nostro Ordine partecipazione è la parola-chiave. Da soli non possiamo fare niente. Solo come grande categoria, accomunata da una formazione professionale e culturale, possiamo portare avanti il nostro messaggio di miglioramento. Partecipiamo. Partecipiamo alle attività dell’Ordine. Coinvolgiamo gli iscritti. Coinvolgiamo i cittadini. Ogni occasione è importante.
Un caro saluto
Daniele Pezzali
Presidente dell’Ordine e capo-delegazione all’VIII Congresso Nazionale degli Architetti Italiani
- Congresso Nazionale
- Relazione del Presidente
- Legge per l’architettura (disegno di legge)
- Manifesto del Congresso (approvato per acclamazione alla chiusura dei lavori congressuali)
È importante ed interessante il contributo portato al Congresso dagli ordini dell’Emilia Romagna, illustrato da Luca Frontali che nell’esposizione si è avvalso del supporto di queste Slides.